Ai Weiwei il documentarista

Di recente il più famoso artista e attivista cinese contemporaneo è tornato a far parlare di sé e lo ha fatto attraverso un video: si tratta dell’egao dal titolo irriverente di  Caonima style , caricato qualche giorno fa sulla rete. Quest’ultimo filmato si va ad aggiungere ai già numerosi video che l’artista condivide su portali di video-sharing , social network e blog. Su youtube Ai Weiwei ha un canale personale, nel quale sono presenti più di un centinaio di video di varia  lunghezza (si va dai 4 minuti alle 3 ore e 40) e di varia tipologia. Video amatoriali come  Weihai guojia anquan (危害国家安全 Danneggiare la sicurezza nazionale) in cui viene bloccato all’aeroporto e gli viene proibito di lasciare il paese; interviste come Shishi jiushi zheyang (事实就是这样 Le cose stanno così) , i cui protagonisti sono il padre e il fratello della studentessa vittima di un incidente stradale, alla guida dell’auto c’era il figlio di Li Gang 李刚, un eminente funzionario provinciale, che ne uscì indenne (il caso generò un’ondata di sdegno nazionale, al punto che è stata coniata un’espressione linguistica “ni ba shi li gang ma(你爸是李刚吗 tuo padre è Li Gang?), ad indicare la piaga del clientelismo nel paese). I video parodici come il già citato Caonima style o la Bo Xilai ge (薄熙来歌 Canzone di Bo Xilai), in cui Ai Weiwei e la sua cricca intonano, in chiave ovviamente satirica, un inno al funzionario corrotto. Il minimo comune denominatore di questi video è la scelta di tematiche sociali “calde”, alcune pescate a caso nel mare magna delle informazioni proposte dai media, alcune inevitabilmente imposte all’attenzione di chi, come lui, ha deciso di votarsi alla causa della difesa dei diritti umani. Oltre a questi  brevi filmati sono presenti in rete altri tipi di filmati, che per la loro lunghezza, per l’attenzione al montaggio, per le tecniche di ripresa, vengono definiti documentari. Proprio all’interno di questi ultimi l’artista trova lo spazio necessario per presentare in modo più dettagliato le cause civili che si è trovato a difendere. In Laoma Tihua (老马蹄花 mamma Tihua), Ai Weiwei abbraccia la causa di Tan Zuoren, un avvocato che investigava su edifici scolastici crollati durante il terremoto del Sichuan, nel maggio 2008, sotto i quali persero la vita migliaia di bambini. Tan Zuoren è stato in seguito accusato di sovversione al potere statale. Il documentario registra le marce spontanee in appoggio all’avvocato, la detenzione di Ai Weiwei e della sua troupe nell’albergo, l’impossibilità a partecipare al processo di Tan Zuoren. Tuttavia Ai non si arrende e va avanti nel raccogliere interviste alle personalità coinvolte nel caso e a indagare personalmente sui fatti. Un altro documentario, stilisticamente simile, ma dai contenuti diversi è Yi ge gupi de ren (一个孤僻的人 Un uomo solitario), in cui Ai Weiwei presenta il caso di Yang Jia, un uomo condannato alla pena capitale per aver picchiato a morte sei agenti presso una stazione di polizia, alla quale era stato condotto, imprigionato e torturato per aver guidato una bicicletta senza autorizzazione. Mamma Tihua  e Un uomo solitario sono di fatto due film che registrano passo dopo passo le attività investigative di Ai Weiwei, sono documentari d’inchiesta, la cui ripresa da “assalto”, il montaggio rozzo, la narrazione violenta ricordano il lavoro del documentarista americano Michael Moore. Sempre sul tema del terremoto nel Sichuan e delle vittime da esso causate Ai Weiwei realizza altri due filmanti: Nian (念 Missing), un video di 3h40m in cui vengono letti ad alta voce i nomi delle vittime e 4851, una carrellata di1h26m, di caratteri bianchi su schermo nero: sono i nomi dei bambini morti nel terremoto. Alla violenza verbale, agli scontri dei documentari d’inchiesta, subentrano enumerazioni infinite che, con calma drammatica, rompono il silenzio sia dei media televisivi sia della carta stampata attraverso i loro stessi mezzi: l’audio e la scrittura, dando voce alla tragedia umana e trasferendola dal piano privato ad un piano sociale, condivisibile. Uno dei progetti più controversi, definito extreme documenary, sono le Weiwei Cam: un set di telecamere di sorveglianza poste dallo stesso Ai Weiwei all’interno del suo studio e della sua abitazione. Il riferimento alle telecamere che monitoravano l’esterno delle stesse strutture è evidente, anzi queste telecamere, in un gesto di sfida alle loro concorrenti esterne, ne completavano lo scopo: esse filmavano tutte le attività lavorative, domestiche e private dell’artista, arrivando laddove le telecamere governative avrebbero voluto ma non potevano arrivare. Il tutto veniva trasmesso in tempo reale sulla rete. Questo progetto gli valse da parte di alcuni l’accusa di manie di protagonismo, altri invece lo ritennero responsabile della creazione e fomentazione di un popolo di voyeristi: Eppure la sfida lanciata contro gli apparati di sicurezza del paese e il richiamo all’occhio indiscreto e onnipresente del Grande Fratello (quello orwelliano naturalmente), con tutte le implicazioni politiche che un tale accostamento comporta, hanno reso questo uno dei progetti più dibattuti e tuttavia più seguiti dell’artista. I documentari e i filmati qui proposti sono solo alcune delle realizzazioni del poliedrico artista, di cui è possibile trovare online la video-produzione nella sua totalità, spesso in cinese e non sottotitolata. Questo perché l’opera di Ai Weiwei è indirizzata prevalentemente al popolo cinese ed è ideata in forme che possono essere facilmente condivisibili sulla rete. Ed è questa l’unica vera priorità per l’artista: usare l’arte, in tutte le sue forme, come mezzo. Nessun fine estetico, nessuna necessità formale, lo scopo dei suoi video è quello di registrare la realtà, nient’altro. Pertanto ciò che chiede è semplice aderenza ai fatti: non importa se ciò che viene filmato sia bello o brutto, l’importante è che venga filmato. Non ci sono processi referenziali, letture simboliche, c’è Ai Weiwei in prima persona, le  esperienze personali con la società, le sue istituzioni, le sue problematiche. Il compito dell’artista è quello di tradurre queste esperienze in forme d’arte visuale, che diventano veicoli lanciati per le infinite strade del mondo virtuale e carichi di messaggi, atti a informare la società cinese e formarne una coscienza civica.

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