Guerra all’inquinamento: molte parole ma anche molti fatti

La battaglia della Cina all’inquinamento si combatte anche sul campo dei media, a colpi di immagini, dichiarazioni, provocazioni.

“La guerra all’inquinamento verrà combattuta con la stessa determinazione con cui la Cina ha combattuto la povertà nei decenni passati”, proclama il Primo Ministro Li Keqiang e la portata mediatica di questa dichiarazione, rilasciata proprio in occasione dell’apertura dei lavori dell’Assemblea Nazionale del Popolo, è evidente. 

I dati sull’inquinamento in Cina sono preoccupanti e molti in Italia ricorderanno, in occasione delle Olimpiadi del 2008, le reazioni più che negative degli inviati in loco (e tutte le immagini che ne confermavano la fondatezza).  Nonostante le misure drastiche adottate dal governo cinese immediatamente prima dell’evento (compresa la notizia della “manipolazione climatica” avvenuta “sparando” i famosi 1.100 missili per “bucare” le nuvole e far piovere via lo smog), o forse anche per questo, nell’opinione comune la parola Cina è divenuta sinonimo di smog.

Da queste dichiarazioni, datate 5 marzo, del premier Li Keqiang, alle varie provocazioni online.

La notizia dei nuovi droni distruggi-smog ha colpito parecchio l’occidente: i droni, testati i primi di marzo dalla China Meteorological Administration, sembrano essere un palliativo d’effetto (e relativamente economico)

La diffusione di indiscrezioni su un misterioso miliardario, ricchissimo grazie agli enormi investimenti sulle energie rinnovabili, getta delle tonalità “rosate” sulle notizie, molto più serie, che si diffondono oramai da tempo (e che rimpolpano parecchio la vuotezza che di frequente caratterizza le grandi dichiarazioni).  Come riportato da Agichina24, nel 2013, Pechino ha investito 4,3 di dollari nel settore delle energie rinnovabili, non solo superando gli Stati Uniti ( che hanno diminuito i loro investimenti a 3,6 miliardi di dollari), ma addirittura diventando il maggiore investitore del settore (un terzo degli investimenti mondiali). A questo si sono affiancate severe misure anti-inquinamento e maggiori controlli alle aziende. Il potenziale è dunque molto altro, le intenzioni, a quanto si legge, più che buone, tutto sta ora nella loro effettiva applicazione.

 

Si vuole chiudere infine con una notizia, diffusa proprio oggi dal China Daily:

Zhang Jianguo, head of the State Administration of Foreign Experts Affairs, also told China Daily in a recent interview that China puts priority on courting more high-level foreign talent to speed up its economic and social development, including those with expertise in the environmental pollution and pollution treatment sectors.

Insomma, un do ut des di tutto rispetto.

 

 

 

 

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