Il fumetto indipendente in Cina vive una vita marginale ma dignitosa. Ovviamente poco pubblicizzato e in linea di massima inviso alla cultura mainstream, è infatti promosso più a livello internazionale che nella Cina continentale.
Per quanto riguarda il rapporto tra il fumetto italiano e quello cinese, la casa editrice Canicola ha ultimamente dimostrato un serio interesse ed un reale impegno nella diffusione del fumetto cinese contemporaneo. E’ infatti l’unica casa editrice italiana ad aver pubblicato non solo una raccolta di brevi racconti a fumetti (Canicola Cina, di cui si è parlato in un precedete articolo), ma anche delle graphic novel. La prima, di cui tratterò oggi, si intitola “Il treno” ed è frutto dell’incontro tra un fumettista/illustratore di Hong Kong e il pluripremiato poeta e scrittore teatrale Hung Hung (pseudonimo di Yen Hung-ya), taiwanese.
Chihoi Lee, nato ad Hong Kong nel 1977, è diventato un esponente importante della cultura underground contemporanea, come autore e fondatore del collettivo di artisti “Springroll”. Forse grazie alla grossa fama che si è guadagnato a HK, egli è tra i pochi autori conosciuti e riconosciuti a livello nazionale: quest’anno gli sono state dedicate ben tre mostre nella capitale Beijing e, inoltre, è stato da poco nostro ospite al Bilbobul di Bologna. Huiqia灰掐, versione dialettale taiwanese per indicare quello che in cinese si chiama huoche , Il Treno, nasce da un’idea del poeta Hung Hung e si sviluppa all’interno di un più ampio progetto sull’arte dell’illustrazione promosso dal Hong Kong Arts Centre nel 2004. Il racconto di Hung Hung, La giostra (in cinese Muma, letteralmente “Cavallo di legno”), scritto nel 1996 e premiato a Taiwan, sarebbe dovuto essere la fonte per una nuova creazione grafica di Chihoi, il quale, però, riuscì ad intraprenderne il lavoro solo dopo sei mesi dalla proposta di Hung Hung.
Il fumettista racconta infatti che fu molto difficoltoso, sulle prime, dedicarsi all’opera, poiché si sentiva bloccato dal famoso precedente del un grande fumettista giapponese Yokoyama, il quale si era già cimentato nella tematica del viaggio in treno con il suo Travel (e in effetti l’influenza dell’autore giapponese è riscontrabile nel lavoro di Chihoi).
Ma il primo confronto, ovviamente difficile ma necessario, è con il racconto di Hung Hung, riportato integralmente nell’ultima parte del volume. Il racconto si presenta suddiviso in brevi paragrafi, ciascuno dei quali titolato in cinese ed in italiano, e chiude come una splendida chiosa il discorso intrapreso dall’opera grafica –e quasi priva di parole- del fumettista Chihoi.
Una scelta, questa di ibridare il fumetto con la narrazione integrale, piuttosto originale e probabilmente resa necessaria dalla costruzione ellittica del discorso grafico, il quale si innesta sì nei toni già onirici e surreali del testo letterario, ma li colora e li sfuma ulteriormente, come solo il linguaggio del fumetto è in grado di fare. Inoltre, può essere anche letta come scelta editoriale: in questo modo al lettore, molto probabilmente a digiuno di “prodotti artistici orientali”, viene fornita un’ulteriore chiave d’accesso alla “nuova” sensibilità cinese.
Il racconto a fumetti è composto da pagine bianche per metà, che si alternano a disegni fitti e scuri: la matita, nei toni di bianco/nero/grigio, domina il lavoro. Sfumato, sbavato, cancellato con la gomma, calcato e ricalcato, il racconto si dispiega lento, di vagone in vagone, in un’atmosfera sospesa.
Nell’opera di Chihoi però irrompe un senso di ansia, di angoscia (simboleggiato dalla corsa forsennata dei viaggiatori, che salgono e scendono dal treno) che nel racconto di Hung Hung non compare.
Ma cos’è il treno? Metafora dell’amore e del matrimonio, sostiene Chihoi con il poeta, ma il racconto a fumetti lascia spazio anche ad altro. Lascia intendere altro. Ed il treno può essere una metafora della vita, del viaggio, del desiderio (o dell’assenza di) esperire, dello stato di sospensione tra la coscienza e l’incoscienza.
Una curiosità: i “fumetti” sono tradotti dall’inglese (e la versione inglese è riportata a piè di pagina), sarebbe interessante avere accesso alla versione in lingua originale ma sembra che questa graphic novel sia stata pubblicata direttamente per Dark Eyes (casa editrice di Taipei) nel 2007. E’ stata tradotta prima in Italiano per Canicola (2008) e solo in un secondo momento in Francese, per Atrabile (2010). L’editore Edo Chieregato infatti, presente con lo stand Canicola a Lucca, spiegava come l’idea di questa pubblicazione e di quella di cui si parlerà successivamente (Yan Cong) fosse nata da un incontro con gli autori, avvenuto per la compilazione di Canicola Cina. I fumettisti Chihoi (Hong Kong) e Yan Cong(Hubei) avevano incuriosito molto l’editore, che ne aveva promosso la prima edizione “europea”.
Buona lettura!
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