Il Nuovo Realismo Cinese a Firenze

di Martina Caschera e Giovanna Ricchezza

 

 

locandina

 

Nell’atmosfera suggestiva delle sale dei Quartieri Monumentali, nella Fortezza da Basso, a cinque minuti da Santa Maria Novella di Firenze, il 6 febbraio 2015 è stata inaugurata la mostra “Costante Cambiamento 流变共在”, dedicata alle forme pittoriche del “Nuovo Realismo Cinese” contemporaneo.
Purtroppo il tempo per approfittarne è pochissimo: si concluderà infatti il 17 febbraio.

Curata dall’AARCI, l’Associazione Artisti Cinesi in Italia, dall’Accademia di belle Arti del Sichuan e dell’Arte Moderna Cinese, la mostra è sponsorizzata anche dal Comune di Firenze, dalla Regione Toscana e dall’Istituto Confucio. Un evento che è, di fatto, un incontro tra Cina e Italia, per uno scopo comune ed importante: la mostra, gratuita, raccoglie un numero molto elevato di opere (circa due per autore) provenienti dal Sichuan Fine Arts Institute, uno dei quattro principali poli artistici della Cina.

Esposti 39 autori, in gran parte giovani, oltre a nomi già noti nel panorama artistico contemporaneo. Tra questi ultimi, Luo Zhongli, direttore dell l’Accademia di Belle Arti del Sichuan, conosciuto per l’opera “Padre”, con la quale ha vinto il primo premio alla 2° Mostra Nazionale Giovanile di Belle Arti nel 1982, ora esposta al Museo d’Arte Nazionale di Pechino. Oltre all’introduzione alla mostra, scritta insieme al Rettore dell’Accademia d’Arte Moderna Cinese, di Luo Zhongli è la tela che campeggia nella sala d’ingresso alla mostra, Noon.

Luo Zhongli_Noon
Tra i nomi più quotati sulla scena internazionale Pang Maokun (all’estero ha esposto, tra gli anni Ottanta e Novanta, in “Pittura Cinese Contemporanea a olio”, New York e ne “L’avanguardia del guardare al vero”, San Pietroburgo) e Zhong Biao.
Anche i cosiddetti “giovani” riservano parecchie sorprese. Tra loro Wei Jia, Yao Peng e Wangpei Yong.

Wei Jia - Your Face in Eyesand Mine v

 

 

Yao Peng - What

 

Wang Peiyong  - Date

Il fil rouge che lega, talvolta forzatamente, opere di autori profondamente diversi, per poetica, stile e tecniche, ma anche per età (alcuni sono “maestri”, altri “allievi”), è il “Costante cambiamento”, inteso come rinnovamento ed adattamento, tra passato e futuro. Nella presentazione della mostra, essa viene infatti definita “面向过去与走向未来的“流变与共在:中国新现实·绘画”展览”, che potremmo tradurre con: “Costante cambiamento: il Nuovo realismo Cinese in Pittura”, un’esposizione che si confronta col passato e si dirige verso il futuro.
Il confronto tra contemporaneità e tradizione si avverte anche nella scelta delle tecniche: predomina la pittura ad olio, un tipo di pittura che, in declino di Europa, sembra godere di una brillante rinascita proprio nella Terra del Dragone. Intensa l’esperienza di vedere fermati nell’olio tanti soggetti, figli di una cultura che, lungi dal perire nello smog e nella censura, si rinnova e trova una via per esprimere dissenso, spaesamento e voglia di riscatto.

Molte delle opere esposte risultano estremamente complesse e provocatorie nella simbologia e nelle metafore rappresentate, ma allo stesso tempo molto interessanti, per bravura tecnica ed originalità tematica, al punto da meritare probabilmente qualche riga d’accompagnamento all’opera, che purtroppo manca del tutto, e la sola introduzione alla mostra esposta nella sala d’ingresso e tradotta letteralmente, spiega ahimé ben poco e in maniera forse un po’ troppo istituzionale quello che la mostra rappresenta realmente.

Tra le sale espositive, ben allestite, l’avventore non informato ma curioso si stupisce di fronte ad opere tanto diverse le une dalle altre e tanto lontane dall’idea stereotipata di una Cina bloccata nella pittura di paesaggio e di inchiostro.

Tantissimi i visitatori, italiani e cinesi, palpabile l’apprezzamento delle opere ma anche un certo disappunto che nasce dalla mancanza di una voce, di una guida, di una spiegazione esaustiva. Colpevole forse l’assenza del catalogo, bloccato a Bologna causa maltempo.

Consigliatissima, per avere un’idea generale di quanto di buono la Cina produce, nell’arte, ancora.

E perché eventi del genere, in Italia, non sono mai pubblicizzati abbastanza.

 

 

Foto di Giovanna Ricchezza, Roberto Turchi

 

 

 

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