Prima di continuare a parlare di cinema documentario nella Cina contemporanea, mi sembra doveroso spendere qualche parola su questo genere, sulle sue caratteristiche e sulle peculiarità del cinema documentario cinese.
Il “cinema documentario” è una produzione dai contenuti e dall’estetica a metà tra finzione e realismo. Nonostante il suo sviluppo sia recente, esso è uno dei generi più vitali del panorama artistico contemporaneo, perché capace di tradurre le molteplici forme della contemporaneità nella forma di linguaggio di più facile fruizione dall’“homo videns” contemporaneo, ossia quello visivo.
E’ possibile enucleare tre tratti distintivi del genere: in primo luogo esso prende le distanze dal documentario a fini scientifici o divulgativi, inscrivendosi all’ interno del mondo dell’arte; in secondo luogo si sviluppa in quanto altro tipo di cinema, la cui alterità è sia ontologica (la sua essenza è dichiaratamente indipendente rispetto al mainstream, in ambito economico e di pubblico), sia contenutistica (rispetto alla produzione di massa); in terzo luogo nel suo spazio avviene un nuovo tipo di dialogo tra finzione e realtà: l’assioma su cui si fonda la produzione di cinema documentario è la necessità di realismo, non necessariamente storico, ma “verosimile” nel momento della sua fruizione. Queste tre caratteristiche palesano un diverso tipo di rapporto tra la realtà, il cinema documentario in quanto forma narrativa della realtà e il suo pubblico.
Le caratteristiche sopra enunciate possono essere estese a parte della produzione cinematografica della Cina contemporanea. In primo luogo l’indipendenza dal cinema di tipo divulgativo o scientifico assume in Cina una dichiarazione di indipendenza dal realismo socialista e dalla concezione di arte e cultura socialista: dal realismo socialista a quello “dalle caratteristiche cinesi”, intendendo con questo termine la quasi contemporaneità storica della nascita del cinema documentario in Cina con l’entrata a regime della nuova politica economica denghista. I cineasti di ultima generazione (la VI o la recentissima e ancora dibattuta VII generazione, seguita all’avvento del digitale) tengono a precisare la loro indipendenza dal mainstream, inteso non solo come produzione che sottostà a determinate esigenze di pubblico e di mercato, ma soprattutto come output di un compromesso tra media e potere, per il quale i media diventano il veicolo di una nuova egemonia culturale del potere, esercitata attraverso la creazione di una specifica cultura di massa. Il cinema documentario si colloca pertanto all’interno del discorso di alterità rispetto a produzioni mediatiche di massa per due aspetti: il realismo nei canoni estetici e narrativi adottati e il realismo dei contenuti proposti. La tendenza al realismo rende questi film una registrazione della realtà, “La mia videocamera non mente (wode sheyingji bu sahuang我的摄影机不撒谎) è la dichiarazione di estetica del movimento.
Jia Zhangke parla del cinema documentario come arma di democratizzazione per tutte e tre le categorie teorizzate da Roland Barthes come costanti della produzione artistica: operator, spectator e spectrum (ossia creatore, spettatore e soggetto rappresentato). Per l’operator la tecnologia digitale è la nuova arma di democratizzazione, essa ha trasformato la cinematografia in un hobby amatoriale e ha fuso le precedenti due categorie in un’unica figura: il creatore-spettatore. Il documentario, ponendosi come rappresentazione multi-espressiva (espressione cioè delle varie voci della diversità) della società cinese, tenta di dar voce alla diversità, creando una versione “popolare” e quindi democratica di essa e, in un percorso retroattivo, della sua storia (minjian de jiyi民间的记忆). Proprio attraverso queste rappresentazioni il popolo prende coscienza di sè.
Il fenomeno del cinema documentario cinese è ormai consolidato da tempo, ne sono prova i numerosi film festival in territorio cinese (uno per tutti è il Beijing Indipendent Film Festival, al cui interno è ormai presente da anni la sessione dedicata ai documentari indipendenti) e la cospicua partecipazione ai festival cinematografici mondiali. Partendo da un genere in cui l’elemento narrativo era affiancato da quello di ricerca di un’estetica sperimentale, gli ultimi sviluppi hanno manifestato un impegno sociale sempre più forte, al quale vengono asservite le ricerche estetiche e le scelte tematiche. Seguire da vicino l’evolversi del genere significa seguire i cambiamenti all’interno di una società in continua e rapida evoluzione come quella cinese.
Be the first to comment on "Shall we doc?"