Nel suo articolo pubblicato dalla CNN l’artista e attivista politico Ai Weiwei esprime la sua opinione sulle elezioni Usa e tratteggia in poche linee il suo confronto tra la visione politica del colosso occidentale con quella della Repubblica Popolare Cinese.
Le Presidenziali Usa sono state quest’anno a ridosso della cosiddetta Successione (il passaggio di testimone dalla vecchia alla “nuova” leadership del PCC) , ma all’indomani di entrambi gli eventi, la linea politica ed economica dei più importanti poli geo-strategici non sembra aver subito un vero e proprio scossone.
Per l’opinione pubblica, anche cinese, gli Stati Uniti appaiono ancora come la democrazia più solida e meglio funzionante al mondo, la più rappresentativa. La Cina invece è vista come una dittatura di Partito, la cui risolutezza sembra invece trovare infiniti ostacoli negli interessi in cui sono invischiati tutti i membri che la compongono.
Ovviamente si tratta di luoghi comuni facilmente smentibili: Ai Weiwei fa presente come anche in questo estremo esercizio di democrazia, negli Stati Uniti gran parte del lavoro lo faccia comunque la manipolazione dell’opinione pubblica tramite pubblicità e i flash delle campagne elettorali nascondano ancora un vuoto decisionale.
Il governo statunitense sembra dunque incapace di prendere decisioni a lungo termine, come quella ad esempio di arginare lo strapotere del sistema finanziario: all’indomani dell’elezione Obama si trova di fronte al cosiddetto fiscal cliff e la notizia della sua elezione è stata accolta con gelo delle agenzie di rating.
In ogni caso, sottolinea Ai Weiwei, gli Stati Uniti hanno dalla loro la libertà e la possibilità di dibattito pubblico, che è già di per sé qualcosa di estremamente lontano dalla politica “a porte chiuse” condotta in Cina. Un approccio, quello cinese, destinato a non portare alcun beneficio secondo l’opinione dell’arista, che tempo fa tweettava così:
Judging from recent events, China has not met the requirements that constitute a country. There is no consensus on recognized elders, no clear set of values, no independent state military, no full citizenship, no international respect, no transparency for leaders’ whereabouts, no clear borders, no equal access to defense attorneys, no proper administration of justice, no taxpayer rights… As a country, China is missing all the qualities it needs to call itself a country. China is merely a faulty conjecture
In questo confronto sintetico tra le due superpotenze, gli Stati Uniti ne escono in ultima analisi vittoriosi “semplicemente” per quella propensione all’apertura e al dibattito pubblico che rende il complesso rapporto potere/masse se non più produttivo, di certo più umano rispetto alla gestione del potere in Cina, unilaterale e censoria.
Ma l’artista si esprime anche riguardo l’opinione pubblica cinese sull’argomento “USA”.
In breve viene posto l’accento sulla scarsa comprensione della politica, così come della società, statunitense, del dibattito Democratici/Repubblicani, delle differenze tra i candidati.
Il mondo dei cosiddetti netizen, l’opinione pubblica online, pur essendo di fatto un “organismo” difficilmente analizzabile, per vastità e per la portata della diversificazione interna, rimane comunque aperto a congetture di natura speculativa. Questo è possibile, ad esempio, scorrendo le esternazioni dei netizen su weibo, il servizio di microblogging più diffuso in Cina, finestra diretta sugli umori dell’opinione pubblica online.
Di seguito alcuni esempi tratti dal sito chinasmack, all’indomani della vittoria di Obama.
Molti si esprimono negativamente, individuando negli Stati Uniti il nemico di sempre e nella vittoria di Obama un ostacolo per l’egemonia cinese:
杨璟陈璘:Win or not has nothing to do with China, they will all be against China, containing our development
见圳城长:No matter who is the president, the Pentagon will always be a wolf in sheep’s clothing, and Imperialist America will always be self-serving. I’m more concerned about the results of the Shibada (il Diciottesimo Congresso)
马马很靠谱:Too bad, guess we won’t be able to be currency manipulators now…
股民朱古力:The tragic American people, only now knowing who their president is. Only by comparing people can you know who is superior, we already knew [who our president will be] several years ago!
C’è chi invece pensa che Obama porterà alla crisi globale, o che comunque non apporterà nulla di buono all’economia mondiale così come all’economia statunitense:
如果我问你:Time to buy gold.
阿泷豫滴:Uh oh, America’s ordinary common people must suffer another four years
每一次看看:Good news. America is doomed!
Gran parte dei tweet però sono positivi, molti si congratulano con il Presidente, altri si sbilanciano con un confronto ed una critica più profonda:
橡胶艺术札记:My friends all say if he doesn’t get elected, invite him to come to China.
悲伤罐子:On this kind of incredible ability to correct/change its society, who can still say that capitalism is decadent and degenerate? With one foot in its grave? Instead, all of those people who have said capitalism is dying have one by one passed away in history like smoke!阅读参考:Why do Chinese people pay attention to the United States election? It’s because of media hype, because of market attention, but at the bottom of their hearts there is also a political longing. In the face of the wave of democracy, one country cannot integrate in the world economically, and stands apart from the world system politically. With only those few friends in the entire world, whether it be dying Syria or unreliable North Korea or Castro, who often faints during his speeches.
Questi i commenti più interessanti, almeno da un punto di vista politico, che si proiettano sullo sfondo di una larga maggioranza di complimenti generici e offese gratuite, basate su una visione della situazione erronea o confusa.
Le cause di questo atteggiamento di apparente superficialità possono essere molteplici, come ci suggerisce anche Ai Weiwei, e radicate principalmente nella qualità della comunicazione e nella diffusione/manipolazione dell’ informazione: la copertura mediatica delle questioni statunitensi riguarda principalmente i rapporti con la Cina in singoli (e circoscritti) eventi.
Ma dal momento che gli stessi intellettuali cinesi non sembrano voler approfondire la tematica “chiunque vinca le elezioni dovrà stare molto attento nei suoi rapporti con la Cina, data la posta in gioco”), è quanto mai logico che i netizens, così come il popolo cinese, dimostrino scarso interesse nei riguardi di un reale approfondimento delle dinamiche politiche statunitensi e si abbandonino a genuine esternazioni di felicità e di dissenso, “di pancia”, se così si possono definire.
Il colosso economico, pur rappresentando ancora il primo competitore in quanto prima economia al mondo, non sembra far più paura ma incuriosisce, in maniera superficiale, come un gossip, un evento scandalistico equiparabile al matrimonio di Kate e Harry, che occupa sì le pagine dei giornali, ma più perché coinvolge delle Personalità, che per i suoi risvolti in ambito geopolitico.
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