Chinese Cartoon, what?

 

Prima di tutto bisogna dare delle definizioni: Zhengming (“rettificare i nomi”).

Partendo da questo presupposto confuciano ho provato a capire che differenza ci fosse tra i linguaggi d’immagine che materialmente compongono la stampa moderna. Risulta interessante quanto fondamentale capire quale e quanto sottile sia la linea di demarcazione tra le varie espressioni ibride che nascono, in era moderna, dall’incontro di visual art, popular  e commercial culture.

Volendo dare una definizione quanto più generica, un’ampia letteratura a riguardo suddivide in maniera piuttosto drastica i linguaggi narrativi (comics, strisce a fumetti) da quelli di descrittivi (vignette satiriche, caricature).

Prima di tutto, dunque, cerchiamo di capire di cosa si intende parlare. L’oggetto dello studio è una cosa che i lettori di riviste e quotidiani conoscono bene, benissimo: la vignetta.

Partendo dalla familiare carta stampata (giornali, riviste, quotidiani) fino ai “frequentatissimi”  New Media  (blog e microblog, forum e siti internet vari)  chiunque è entrato in contatto con le vignette, quasi sempre presenti per accompagnare un articolo -illustrative- o isolate, a commento di una situazione o un fatto noto all’opinione pubblica.

Che siano vignette satiriche, costruite su giochi di parole sagaci e/o esteticamente accattivanti, o caratterizzate tratto particolarmente descrittivo e sentimentale, i cartoon sono riconoscibili prima di tutto per una certa immediatezza d’espressione e da una voluta (anche se spesso celata) profondità di spirito. Un cartoon è una vignetta singola, una comic strip è una striscia, un comic book-comics (o per noi italiani, un fumetto) è una vera e propria sequenza narrativa.

Possono le suddette distinzioni riferirsi anche alla cultura cinese moderna?

La questione è complessa, soprattutto perché il genere in quanto tale è nato in Cina solo all’inizio del secolo passato ed è stato per lungo tempo un genere ibrido e difficilmente definibile (questo punto verrà in seguito approfondito).

Quella che è stata chiamata fino ad ora “vignetta ” verrà definita cartoon o direttamente manhua, il termine utilizzato in Cina). Alcuni elementi ricollegano il manhua direttamente al modello occidentale (con il quale intrattiene complesse relazioni): esso è quasi sempre strettamente correlata con l’attualità e netto il riferimento alla società, nel bene e nel male e nasce, cresce e matura a braccetto con la stampa moderna. Nonostante questi elementi ci illudano di poter comprendere in linea di massima cosa un manhua sia, questi non sono gli unici elementi a comporre il complesso quadro di un genere il cui spettro espressivo si è esponenzialmente allargato negli ultimi venti anni, fino ad includere i fumetti simil-manga (vere e proprie copie dello standard nipponico).

Ma nonostante purtroppo cultura del manhua autoctono e autoriale non sia così diffusa, nemmeno in patria, il cartoon esiste, il suo spirito è stato compreso ed introiettato,  e anche bene, nei primi decenni del XIX secolo. Quella che il cartoon ha percorso è stata una  lunga la strada che lo ha portato, dalle sue ibride e confuse origini in ambito pubblicitario e propagandistico (fine XIX secolo) fino al suo attuale status di sarcastica voce del dissenso. A partire dai primi esempi del genere, la rubrica intende fornire esempi di questo linguaggio, attingendo in particolar modo all’epoca pre-moderna e moderna, fino ad arrivare a

 

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