I 50 anni del culto di Lei Feng, l’icona al “servizio del popolo” cinese

 

(Il Levante online)

Non solo Mao Zedong: la storia della Cina contemporanea è disseminata di idoli più o meno riconosciuti, dalle fortune altalenanti, altrettanti eroi dell’epopea della fondazione e dello sviluppo della Repubblica Popolare. Uno di questi, tra i più noti e celebrati a oltre 50 anni dalla sua morte, è Lei Feng.

Il giovane soldato dalle guance tonde e il sorriso chiaro divenne il simbolo della campagna lanciata nel 1961, che invitava i pubblici ufficiali a ricordare le miserie della “vecchia società” (l’epoca precedente la rivoluzione del ’49) e rafforzare lo spirito della lotta di classe. Erano da poco trascorsi gli anni del “Gran balzo in avanti”, lo sciagurato piano economico che per la troppa ambizione degli obiettivi aveva frenato la crescita del Paese e ridotto letteralmente alla fame le campagne. C’era bisogno quindi di risollevare l’afflato rivoluzionario e “ripulire” l’immagine del Partito Comunista e dei suoi rappresentanti: Lei Feng, ventunenne soldato dell’Esercito Popolare di Liberazione in servizio alla base militare di Shenyang, nel nord-est della Cina, si distinse in questo contesto per l’entusiasmo nello studio del pensiero di Mao Zedong e la dedizione alla causa socialista.

Secondo le “agiografie” ufficiali, Lei Feng trascorreva tutto il suo tempo libero al servizio degli altri, aiutando gli anziani, lavando le divise dei suoi commilitoni, donando il suo magro stipendio ai più bisognosi. Nel giro di un anno, oltre 200 fotografie che ritraevano Lei Feng intento a svolgere buone azioni si diffusero in tutto il Paese, insieme a canzoni e storie che ne celebravano l’altruismo disinteressato. Nel 1962, un camion che lui stesso stava dirigendo urtò un palo, facendoglielo cadere sulla testa e uccidendolo: nonostante la fine poco epica, Lei Feng divenne così un martire della rivoluzione, morto sul campo mentre era impegnato a “servire il popolo”.

Un anno dopo, il 5 marzo 1963, Mao Zedong scrisse un editoriale sul Quotidiano del Popolo in cui invitava a “Imparare da Lei Feng” l’amore per il Partito e lo zelo nelle buone azioni. In breve fu pubblicato il (presunto) diario personale di Lei Feng, le cui citazioni divennero celebri e fatte imparare a memoria per spronare la popolazione a mettersi al servizio degli altri: “La vita umana è limitata, ma il servire il popolo è illimitato. Io voglio trasformare la limitatezza della vita umana in un percorso infinito al servizio del popolo”.

Il 5 marzo divenne così la giornata commemorativa di Lei Feng, e da allora ogni anno lo spirito del giovane rivoluzionario rivive attraverso le celebrazioni in suo onore. Ancora oggi, ogni 5 marzo gli studenti fanno attività di volontariato, come ripulire le strade o assistere gli anziani. La giornata di Lei Feng cade il 5 marzo: si noti bene, non la data della nascita o della morte di Lei Feng, ma il momento in cui quest’ultimo fu cristallizzato per sempre in un’immagine al servizio della propaganda maoista, in quella che può essere giustamente considerata un’anticipazione del “culto della personalità” degli anni della rivoluzione culturale.

Molti dubbi sono infatti stati sollevati sull’autenticità della storia di Lei Feng e del suo stesso diario. In tanti si chiedono, ad esempio, come sia possibile che un operatore fosse sempre pronto a immortalare il giovane nei suoi momenti di dedizione al prossimo, in un periodo in cui la fotografia non era di certo accessibile come oggi. Prove di una dose di artificiosità nella costruzione del mito di Lei Feng sono giunte negli ultimi anni anche dalle dichiarazioni di Zhang Jun, il fotografo militare che ha scattato gran parte di quelle foto: per sua stessa ammissione, molte di esse erano preparate o venivano ritoccate successivamente (per inciso: per ironia della sorte l’ultraottantenne Zhang Jun è morto questa settimana proprio mentre presenziava a una manifestazione in onore di Lei Feng).

Altri libri pubblicati di recente, come Lei Feng, del 1996, o Antologia di Lei Feng, del 2012, hanno invece portato alla luce il lato umano del mito, presentandolo come un giovane normale, forse un po’ più carismatico e fotogenico degli altri, anche parecchio narcisista, amante della letteratura e delle motociclette. Al limite dell’idolatria, l’Antologia raccoglie, oltre a saggi e poesie di Lei Feng, anche alcune lettere d’amore, segno che forse non proprio tutto il suo tempo e le sue energie venivano devoti alla causa socialista. Tutto sembra dimostrare insomma che il mito di Lei Feng sia stato costruito a tavolino dalla propaganda del PCC per i suoi scopi politici: un testimonial ante litteram, in un certo senso.

Negli ultimi anni la sua figura era diventata perlopiù un’icona pop, da magliette e tazze-souvenir, stampata ovunque nell’immagine che lo ritrae col mitra in braccio e il colbacco con le orecchie pendenti, lo sguardo fiero rivolto all’avvenire che richiama vagamente il Che Guevara di kordiana memoria. Ma a partire dal 2012 le autorità hanno deciso di dare maggiore rilievo alla giornata di Lei Feng, probabilmente consapevoli della necessità di restituire alla popolazione una moralità che sembra perduta nella corsa all’arricchirsi infiammata dall’introduzione dell’economia di mercato. Più che la spinta rivoluzionaria, però, oggi si sottolineano di Lei Feng l’altruismo e l’obbedienza al Partito.

Anche quest’anno le celebrazioni per Lei Feng si sono svolte come al solito, enfatizzate stavolta dalla concomitanza con la convocazione dell’Assemblea Nazionale del Popolo. In onore della sua cinquantesima ricorrenza, sono stati stampati dei francobolli commemorativi ed è stata annunciata l’apertura di un nuovo museo dedicato a Lei Feng. Nelle ultime settimane sono usciti inoltre ben tre film sulla sua vita, che vanno ad aggiungersi alle decine girate in suo onore sin dal 1964. Ma pare che le sale siano deserte, e che molti cinema abbiano tolto i film dalla programmazione nonostante l’invito dell’Amministrazione Statale per la Radio il Cinema e la TV a dare particolare risalto alla loro promozione.

Reale o no che sia (ma i miti hanno davvero bisogno di essere autentici?), la vicenda dell’icona-Lei Feng rimarca ancora una volta la mancanza di riferimenti morali e culturali della Cina di oggi, soprattutto delle nuove generazioni. Un amico poco più che ventenne, vagamente irritato quando ho osato mettere in dubbio la veridicità del racconto ufficiale su Lei Feng (“Ma su quale libro l’hai letto!!? Voi leggete libri diversi, la storia vera la sappiamo noi!”), ha decretato con questa frase la conclusione della breve discussione sull’argomento: “Lei Feng viene a trovarci il 5 marzo, e noi proviamo a seguire il suo esempio. Ma il 6 marzo se ne va”.

Be the first to comment on "I 50 anni del culto di Lei Feng, l’icona al “servizio del popolo” cinese"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*