Il Fumetto cinese contemporaneo, Canicola Cina e alcune riflessioni

All’interno dell’indagine di Chinapolis sui Linguaggi visuali nell’ambito della cultura cinese moderna si sono già affrontate tematiche quali il Cartoon moderno a Shanghai.

Ma è stato con la recensione dell’opera di Chihoi che abbiamo cominciato a ragionare sull’attuale status del fumetto, un linguaggio narrativo-visuale dalle grandissimi potenzialità, in Cina, ma soprattutto nella scena internazionale.

Per quanto riguarda i rapporti Italia-Cina, abbiamo comunque cominciato da Chihoi, ma non sarebbe  possibile continuare che con Canicola Cina, un’antologia pubblicata nella primavera del 2012, Canicola Cina è anche il catalogo della mostra “Isole cinesi. Il nuovo fumetto da Pechino a Hong Kong”, esposizione, a cura di Hamelin, inaugurata in occasione del recente  Far East Film Festival, ed è stato partner di una mostra simile, La Cina silenziosa, organizzata dall’Istituto Confucio dell’Università Paris Diderot presso il Centro Pompidou.  La raccolta racchiude i lavori brevi di ben 14 autori, esempi interessanti di fumetto cinese contemporaneo, indipendente e originalissimo. Questa raccolta è assolutamente unica nel suo genere.

 

Img.1 Son Ni

 

Gli autori si differenziano enormemente (date un’occhiata alle immagini), sia dal punto di vista grafico che nella scelta di registri espressivi e contenutistici.

Questi sono, tra l’altro, provenienti da diverse zone geografiche: Son Ni (img.1), Ann Xiao, Tang Yan (img.2),

Wen Ling (img. 4), Yue Ming (img. 5), Yan Cong (img. 6), Huo Xiaozhi (img. 7 ) e Jin Ningning (img.8 ) provengono ad esempio da diverse regioni della Cina continentale, Chihoi è invece di Hong Kong – che ad oggi è Cina, ma non Mainland China – e dalla “Repubblica di Cina”, Taiwan, abbiamo Hok tak Yeung (img. 3).

Per Lo Spazio Bianco,  Elena Orlandi, intervista nell’ottobre 2012 Edo Chieregato e Liliana Cupido, curatori di Canicola edizioni, a proposito delle origini del progetto Canicola Cina.

Questa la risposta:

“EC: Nel 2005 siamo stati a “Fumetto” il Festival di Lucerna, il più oltranzista nell’ambito della ricerca. Il gruppo Canicola aveva un anno e la rivista era appena nata. […] Abbiamo conosciuto la redazione di “Orang”, gli autori tedeschi, e il simpaticissimo Chihoi Lee. Chihoi, nonostante la giovane età, aveva già pubblicato in Europa nel monumentale Comix 2000, e ad Hong Kong era considerato tra gli autori più significativi. Fondatore con Hok Tak Yeung del gruppo Springrolllll, piccolo fenomeno di costume in quegli anni oltre che rivista di fumetti, Chihoi è giornalista e cultore del fumetto occidentale. Si può dire che, come Ozu per il cinema o Taniguchi per il manga, Chihoi è il più occidentale dei fumettisti cinesi. Quella gita a Lucerna è stata seminale per Canicola e ha messo le basi per un apertura e una rete internazionale con quelle che crediamo ancora oggi le scene tra le più interessanti del fumetto contemporaneo: quella finlandese, quella tedesca e quella cinese.  […]  Il progetto Canicola era nel cassetto da un bel po’ e la collaborazione con il Far East di Udine (2010) è stata l’opportunità per sistematizzare i materiali in un volume e realizzare una mostra inedita per concezione”

Oltre a comprovare l’importanza di eventi come il Far East Festival, che, mantenendo costante l’alta qualità del materiale presentato ed esposto, rende possibili sempre nuove e proficue sinergie tra diversi ambiti e geografie culturali, questa risposta ci fa riflettere sulle prospettive del fumetto cinese: la scena cinese è,  per l’editore, tra le più interessanti del fumetto contemporaneo.

Img 2 Tang Yan

Il lavoro di Chinapolis persegue da tempo l’indagine sul fumetto cinese contemporaneo e, di conseguenza, anche dei suoi rapporti con il fumetto italiano.

Essendo al momento questi un’esclusiva di Canicola edizioni (la stessa che ha pubblicato Chihoi)- è sembrata quanto meno dovuta un’intervista al curatore, Edo Chieregato.

Di seguito le sue risposte, per Chinapolis.

In Canicola Cina gli autori sono molti e parecchio diversi (anche per provenienza). In base a cosa avete scelto quali autori pubblicare? Avete (avuto) dei contatti diretti con questi autori o li conoscete tramite altri artisti o critici?

EC: Canicola Cina è l’ultimo numero della nostra rivista che da qualche anno si è trasformata in “rivista libro” che nasce ogni volta con una progettualità diversa. In questo caso l’obiettivo era raccogliere opere di autori cinesi appartenenti alla scena più contemporanea e nello stesso tempo definire, oltre ai confini territoriali, anche una sensibilità che sentiamo in linea con quella della nostra casa editrice. Dal 2005 quando abbiamo conosciuto Chihoi Lee a un festival a Lucerna abbiamo contatti e ricerchiamo in ambito cinese. Chihoi è un autore di Hong Kong, tra i fondatori assieme a Hok Tak Yeung del collettivo Springrollll, un’esperienza editoriale che nei primi anni del duemila aveva ottenuto molto seguito anche aldilà dei cultori del fumetto. La sensibilità di Chihoi è fortemente influenzata dal fumetto occidentale, e oltre che autore, Chihoi ha contribuito molto non solo a far conoscere il fumetto europeo in Cina attraverso un’attività informativa come giornalista, ma anche a veicolare opere e materiali cinesi in occidente. Per Canicola Cina il rapporto con Chihoi e con Yan Cong (uno dei redattori principali di Special comics, rivista antologica più legata alla scena di Pechino) è stato fondamentale nel recupero di materiali cartacei e come filtro per una ricerca sul web più mirata.

Img 3 Hok Tak Yeung

 

Cosa (e magari chi, se può dircelo) vi ha colpiti di più degli autori inclusi in questa antologia e perché?

EC: La cosa che più ci ha colpito in generale è la totale emancipazione dall’immaginario cinese. E’ evidente che oltre ad un aspetto legato al racconto, allo stile o al linguaggio, la ricerca oltre che formale è ideologica. Questi autori non vogliono subire lo stereotipo visivo legato al manga mainstream, ma preferiscono seguire tendenze internazionali con attenzione per certo fumetto europeo o statunitense. Tra i vari autori probabilmente quello che ci ha fatto riflettere maggiormente è Wen Ling di cui abbiamo recuperato molte storie brevi, in certi casi frammenti narrativi, che sostanzialmente seguivano due macro percorsi. Uno più legato a una dimensione quotidiana con sprazzi e aperture verso il bizzarro e il fantastico in cui episodi apparentemente minimali li abbiamo letti come lucide “analisi” di denuncia della società (in questo caso la traduttrice Giovanna Puppin che è anche studiosa di mass media cinesi ci è stata molto d’aiuto nel contestualizzare dettagli e sfumature che non conoscendo quella cultura non avremmo mai compreso). Il secondo percorso invece era composto da una serie di micro narrazioni, in certi casi anche di una tavola, in cui l’autore suggeriva anche formalmente lo struggimento – probabilmente autobiografico – del protagonista di fronte alla malattia terminale del padre attraverso dettagli e situazioni potenti e sofferte. Abbiamo scelto la prima dimensione, un po’ per pudore un po’ per evitare il pericolo di far svanire e banalizzare nel corpo dell’antologica un lavoro così intimo. Wen Ling per il gusto comune è “un disegnatore che disegna male” – non è questo lo spazio per contestualizzare il suo stile dentro filoni espressivi collegabili a Gary Panter nel fumetto o a David Shrigley nel disegno contemporaneo – per noi invece un autore che usa una scrittura fresca e onesta assolutamente funzionale a quello racconta.

Img. 4 Wen Ling, Paintings

 

E’ purtroppo risaputo che molti artisti in Cina abbiano difficoltà ad essere pubblicati o a circolare liberamente, molti di loro vengono pubblicati all’estero. Mi sa dire qualcosa riguardo i fumettisti?

 

EC: Non conosco molto della reale situazione editoriale cinese, non sono stato in Cina e non ho approfondito la questione, ma come dici per molti autori pubblicare è quasi impossibile. Di fatto la maggior parte degli autori che abbiamo proposto appartengono alla sfera dell’underground, non tanto e solo per questioni stilistiche, ma proprio in termini di “non visibilità”, di pubblicazioni autoprodotte in certi casi ancora con modalità basiche come la fotocopia (ma questo accade in tutto il mondo) che si rivolgono per lo più a cultori o addetti ai lavori. In Cina il mercato editoriale del fumetto è limitato e la maggior parte delle pubblicazioni sono di autori giapponesi. Per molti la pubblicazione non esiste proprio, ma esiste piuttosto la visibilità sul web ovvero una tendenza globalizzata di una nuova generazione internazionale che vive il web come normale forma espressiva, come vetrina senza limiti, e non come ripiego alla carta.

Img. 5 Yue Ming

 

Esiste un flusso di contatti costanti con l’Europa (in particolare l’Italia) o è stato un incontro isolato?

EC: Il fumetto cinese, tolto le nostre pubblicazioni, è quasi assente nel nostro paese e molto poco tradotto in Occidente.

 

Pensa ci saranno altre pubblicazioni di autori cinesi per Canicola in futuro? State collaborando/siete ancora in contatto con qualcuno degli autori di Canicola Cina?

EC: La nostra fascinazione per gli autori cinesi continua e il contatto con Chihoi e Yan Cong, tra i maggiori rappresentanti del nuovo fumetto, prosegue con scambio di materiali e corrispondenza. La nostra attività ha presupposti culturali, così come lo statuto della nostra associazione, ma per affrontare progetti su tendenze e autori che poco interessano al mercato, serve grande volontà e investimenti economici con poche possibilità di recupero. Per Yan Cong e Canicola Cina abbiamo avuto il sostegno di un partner prestigioso come il Centro Espressioni Cinematografiche di Udine, che cura il Far East film festival e ha dimostrato interesse e apertura nell’accogliere i progetti di libro e mostra. Abbiamo cercato anche la collaborazione di Istituti di cultura cinese in Italia ma purtroppo non è stato possibile valorizzare e proseguire il nostro percorso, probabilmente per il poco interesse o le prevenzioni che il linguaggio fumetto continua ancora ad avere a livello istituzionale.

Img. 6 Yan Cong

 

Infine una curiosità tecnica: fino a che punto la barriera linguistica e la difficoltà di tradurre, materialmente, i testi, è un problema concreto che ne pregiudica la penetrazione in Occidente?

EC: Non penso sia questo un grosso problema, anche Special Comix rivista con autori per lo più legati a Pechino ha traduzione a fondo pagina in inglese per cui la lingua non è un grosso limite.

Img. 7 Hou Xiaozhi

 

Vorrei chiudere con una citazione dall’intervista de Lo Spazio Bianco che mi ha personalmente colpita:

“Gli autori che abbiamo pubblicato noi preservano un’identità che è implicitamente anti-manga; in questo senso il nostro interesse è per la forte volontà nel difendere uno stile, uno sguardo, una ricerca, aldilà del mercato. Le opere di questi autori sono spesso pubblicate su fanzine oppure solamente sul web.
Le tendenze dei giovani autori cinesi, una sperimentazione che ruota attorno al racconto breve, alle schegge narrative, alle contaminazioni tra disegno e poesia, tra forza dell’immagine, visione e valore simbolico della rappresentazione, sono significative di come ci sia consapevolezza di quanto accade nel mondo e di come le nuove generazioni, nonostante l’imperante richiesta del mercato di graphic novel, abbiano la necessità di confrontarsi con il linguaggio prima di tutto. Una ricerca che nella forma esprime individualità e complessivamente identità.”

Questa affermazione racchiude in breve tutta la forza di questo “nuovo” fumetto cinese. I fumettisti lottano nella scena underground, più di altri e più che in altri paesi, hanno a che fare con un mercato mainstream potentissimo. L’unica via è spesso internet: sul web questi autori lontanissimi si fanno conoscere in tutto il mondo, con il loro linguaggio ora intimista, ora spregiudicato.

 

 

E quando il lavoro e il talento viene finalmente riconosciuto, anche lì ricomincia la lotta contro le dinamiche del mercato. Il fumetto cinese “indipendente”è tale perché contrapposto al filone mainstream, inteso dunque come anti-manga. Ma è destinato a rimanere tale? Una risposta ce la da Storyof, fumettista presente anche nella raccolta Canicola Cina e caporedattore di Special Comix – il più importante collettivo di fumettisti cinesi-  nella sua intervista per NeoChaEdge:

We all know that China needs independent culture. Original Chinese music, design, animation and even video games are gradually starting to come into the view of the mainstream with ad agencies, mainstream media, and brands starting to realize the importance of home-grown creativity. At the same time, there are many independent Chinese creatives who reject the mainstream. As an independent comic book artist yourself, what do you think about this contradiction of sorts?

I think “independent” or “indie” can’t simply be interpreted as some type of resistance. Rather, it’s a love and passion for “possibility.” Of course, it includes a natural weariness of that which is repeated and overly conventional, but it is more a choice to explore and experiment. “Possibility” is everything and alternative / indie thinking and art will give the mainstream a continuous vitality and sense of “new.” As a non-professional, part-time comic book artist, of course I hope that my work will be found and enjoyed by more people. I don’t reject the mainstream, but this may differ between individual comic book artists.

 

E’ grazie ad editori coraggiosi e appassionati come quelli di Canicola che il fumetto cinese arriva a noi anche su carta stampata, permettendoci un contatto diretto con un mondo che ci stupisce per tecnica e contenuti.

Ad una costante ricerca stilistica  si accompagna infatti una profonda e costante ricerca di senso. Le risposte forniteci dai diversi autori, e la natura complessa di queste, ci mostrano un fumetto già abbastanza maturo, stilisticamente,  e il cui percorso ci stupisce per non essere affatto alieno da quello occidentale.

Nonostante la storia del fumetto moderno e autoctono, in Cina, sia di gran lunga più breve.

In conclusione, Edo Chieregato ci ha aiutati a comprendere la scelta del progetto Canicola di farsi carico di questo primato di concreto interesse per il fumetto cinese. Si si spera che Canicola edizioni faccia da apripista, per un percorso di collaborazione più intensa tra fumetto italiano e cinese.

 

 Img. 8, Jin Ningning

Le immagini sono gentilmente offerte da Edo Chieregato, che ringraziamo per cortesia e disponibilità.

 

 

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