Intervista ad Ailadi_un’artista italiana in Cina

 

ChinaPOlis_Ailadi4

 

 

Cara Ailadi, sei giovane ma il tuo curriculum è davvero importante.

Gli studi li hai condotti principalmente a Milano, ma non ti sei fermata affatto. Dalla tua biografia leggo che, da sempre, hai amato viaggiare: Koeln e Parigi. Poi dopo il MA non ti sei più fermata: hai esposto in Italia, sì, ma anche in Francia e Germania. E negli Stati Uniti. Infine, l’esperienza orientale: Thailandia, Giappone e Cina. La Cina la metto per ultima perché ora, a quanto sembra, in Cina ci sei da un po’.

In realtà non tutte le mostre sono di disegni, Francia e Germania erano collettive di design e in Giappone una collaborazione con una designer francese.

(Grazie per i complimenti comunque 🙂 )

 

Non sono complimenti, è il tuo lavoro e ti sei data da fare!  In poco tempo sei riuscita ad ottenere tanti risultati e, come si deduce dalla tua biografia, non hai avuto remore a lasciare l’Italia. Scelta, curiosità o obbligo?

 

 

Assolutamente un obbligo di curiosità 🙂 Durante il liceo alcuni amici erano andati a fare la IV all’estero. Da li ero rimasta incuriosita di come sia vivere all’estero. Colonia, in Germania é stata la mia prima esperienza all’estero e durante quell’anno credo di aver più volte riscoperto l’acqua calda. Tutto era un poco diverso, da come si guardano le persone in strada, alla scelta del cibo per il pic nic, al modo in cui sono rispettate le regole, per non parlare di come si mettono in ordine le parole in una frase. Mi pareva di scoprire un mondo nuovo e al tempo stesso capire peculiarità dell’Italia. Ovviamente appena inizi, questa cosa diventa un po’ una dipendenza ed eccomi in Cina. Effettivamente ora dovrei cercare di spostarmi ma non sono ancora pronta a lasciare Shanghai.

 

Ti capisco benissimo… “la lingua è un ambiente”. E’ estremamente affascinante, se non addirittura totalizzante, studiare una lingua nel suo contesto d’origine. Immergersi in una cultura diversa è un’esperienza che crea dipendenza. Ma…ci racconti com’è iniziata la tua esperienza di designer in Cina?

 

In maniera molto comoda direi. Lavoravo per lo stesso studio a Milano (frog design) e nonostante abbia preso un po’ di tempo lasciare uno studio per raggiungere l’altro a Shanghai, sono atterrata nella bambagia. Un contratto, una casa per una mese, visto lavorativo, assicurazione. Tutta la parte logistica é scivolata così.

Il primo progetto con un cliente cinese Tencent, il secondo gigante dell’internet cinese, é stato bellissimo per il rapporto che s’era instaurato con i loro designer con cui sono ancora in contatto. Poi il fatto che non abbiano integrato quasi nulla di quello che abbiamo disegnato é un’altra storia.

Da li tre anni sono praticamente volati. Continuo a fare lavori di design e grafica, ma ora come freelancer per aver più flessibilità e tempo per dedicarmi a progetti personali.

 

Come ti trovi a Shanghai? Quando sei arrivata avevi già delle conoscenze?  Dal tuo punto di vista personale, di artista e di viaggiatrice, come descriveresti – in sintesi, qualche immagine fugace che ti sovviene- la comunità internazionale di Shanghai?

 

Avevo un’amica a Shanghai, eravamo all’università assieme ma in realtà non ci eravamo praticamente mai parlate prima che arrivassi a Shanghai. Comunque conoscere altri expat a Shanghai non é un problema, piuttosto lo é frequentare solo stranieri. Un’altra cosa alla lunga un po’ fastidiosa é che per tanti rimane una città di passaggio quindi se stai per più di un anno, cominci ad avere amici che se ne tornano a casa o continuano il loro nomadismo altrove.

Per descrivere la comunità internazionale di Shanghai ti darei delle keywords #party #single #work-hard #follow-your-dreams #produce-your-dreams #tetris-life

 

 

 ChinaPOlis_Ailadi1

 

La vita in Cina ha influenzato la tua opera? E se sì, in che misura?

Sicuramente si, ma credo di non essere ancora consapevole di come mi abbia influenzato. Probabilmente lo capirò a posteriori.

Una piccolo esempio però lo posso trovare anche ora. Appena arrivata mi aveva colpito questa “cuteness” dilagante dai pattern di vestiti, a gingilli e sticker attaccati dappertutto, l’uso esagerato di emoticons. Nei mesi successivi ho iniziato un diario, un disegno al giorno per ricordare un momento che aveva caratterizzato la giornata. Invece di disegnare le teste dei personaggi, usavo degli sticker, terribilmente “cute” che creavano un po’ di contrasto con i miei piccoli omoni.

A parte gli sticker, é soprattutto il fatto che ogni giorno ci fosse qualcosa che mi stupiva, affascinava, incuriosiva, disgustava, che ha avuto un impatto su quanto e soprattutto cosa disegnavo. Per me vale un po’ l’equazione:

ambiente noioso : niente disegni = ambiente stimolante : tanti disegni che raccontano qualcosa.

Un’altra serie di disegni é stata invece ispirata dalla tradizione cinese di bruciare carta-denaro come offerta per i morti. “Broken principles” (ideali rotti) é una serie di disegni che ritrae degli ideali che avevo e ho smesso di seguire, quindi l’idea di raffigurarli sulla carta-denaro cinese, bruciarli e dargli nuova vita o semplicemente dimenticarli.

 

Interessante la questione dell’equazione, mi trovo piuttosto d’accordo e sono felice che a Shanghai tu abbia trovato un ambiente stimolante in questo senso. Anche l’idea di attingere alla tradizione cinese per creare qualcosa di nuovo e personale è interessante. Hai altri progetti di questo tipo nel cassetto?

 

Ci sono un po’ di idee, ma ancora allo stadio di bozza. Ora in realtà sto cercando di fare un qipao con dei disegni per un matrimonio a Hong Kong in novembre. Vediamo cosa riesco a fare. Ti mando delle foto appena ho dei tessuti stampati

🙂

 

ChinaPOlis_Ailadi3

 

Te lo dobbiamo confessare, la nostra curiosità è nata dalla collaborazione che hai con China-files. La tua rubrica, per fermare i giorni. E altre illustrazioni che hai realizzato in occasione di notizie che ti avevano colpita o ispirata. Come ti hanno scoperta? Com’è nata questa collaborazione? E come ti è venuta l’idea di un diario grafico?

Credo fosse destino una collaborazione. Ho incrociato China-files in varie circostanze prima che mi proponessero di tenere sua rubrica su China-files. Inizialmente ho conosciuto Lucia De Carlo tramite un amico che ero venuta a trovare in Cina. Poi Tania Di Muzio che come me cercava casa e per un anno bellissimo abbiamo abitato assieme e Cecilia Attanasio Ghezzi che era venuta a trovare Tania a Shanghai. Ho iniziato con le domeniche disegnate come diario della settimana, poi essendo stata per due mesi in California, il soggetto dei disegni é diventato la notizia della settimana. Ora che sono tornata a Shanghai vediamo come evolve, probabilmente sarà un mix di news illustrate e disegni ispirati alla vita quotidiana.

ChinaPOlis_Ailadi2

 

I tuoi lavori sono molto eleganti, spesso coloratissimi. Ho notato il grande attaccamento al quotidiano e una forte propensione alla sintesi. Conosci un po’ l’arte cinese? Hai avuto modo di visitare qualche mostra? Hai qualche artista “preferito” o uno stile pittorico che ti attira di più e che hai scoperto in Cina?

Quando ero ancora nella sua pancia, mia mamma ha dipinto delle ceramiche con uno stile che ricorda il gongbi cinese, con una minuzia di particolari che mi ha sempre lasciato incantata. Qua effettivamente ho avuto occasione di vedere più pittura tradizionale cinese e apprezzare anche quella con tratti più istintivi, basati sull’espressivitá e sintesi del gesto, in particolare per rappresentare elementi naturali e paesaggi più che persone.

Molto mi ha colpito anche la calligrafia. Sono ancora allo stadio elementare in cui cerco di scrivere correttamente , ma sono completamente stregata dalla scrittura dei caratteri, appena riesco a memorizzare un po’ di vocaboli, faccio un corso di calligrafia. Mi affascina (cercare di) entrare in un mondo in cui i canoni di bellezza sono totalmente diversi, un carattere che finalmente credo di aver scritto in maniera perfetta, un cinese mi dice che é proprio brutto, sbilanciato. Al proposito c’é More Tong che fa dei poster bellissimi modificando caratteri cinesi. Ho anche appena visto una mostra bellissima di Cai Guo-Qian, in particolare il lavoro Silent Ink é meraviglioso. Come artisti e illustratori cinesi che fanno cose che mi piacciono ce ne sono vari: Zhang Huang, Chai Yiming, Zhang Dali, Vicki Ling, Zhai Liang, Chen Hangfeng, … questi quelli che ho trovato più di recente ma ce ne sono tanti e bravissimi. Altri aspetti delle tradizioni dell’arte e cultura cinese e minoranze che mi hanno molto affascinato e ispirato sono i vestiti delle dinastie cinesi, i costumi e le facce dipinte dell’opera di Pechino, i disegni nei templi buddisti tibetani. Prima o poi mi prenderò il tempo di stare un paio di mesetti in un tempio a disegnare e guardare ogni dettaglio di queste pareti surreali ed ipercolorate. Sono stata a Dunhuang e vedere i dipinti nelle grotte di Mogao, una meraviglia a patto di non andare durante le festività cinesi 😉

 

ChinaPOlis_Ailadi5

 

Conoscevamo l’incredibile Cai Guo-Qiang ma ci informeremo meglio sugli altri artisti che ci hai suggerito. Grazie mille! Per quanto riguarda la questione “calligrafia”, in questi giorni ci sarà la fiera del design “DAFF”, che si tiene a Shanghai due volte l’anno. Ho visto che ci sarai anche tu con dei lavori che uniscono calligrafia e illustrazione. Ce ne parli?

 

Certo, come ti dicevo la calligrafia cinese mi affascina da qui l’idea di fare dei disegni collaborativi con dei cinesi. A loro la scrittura, a me il disegno. Mi piace sia il risultato in cui i miei disegni sono accostati a tanta, per me ancora esotica, bellezza, sia il processo di creazione e come questo può evolvere nel tempo.

Per ora ne ho fatti alcuni con degli amici cinesi che scrivono in cinese semplificato e alcuni con due calligrafi cinesi.

Con la calligrafia la collaborazione diventa più affascinate ma anche più difficile perché sono tratti che hanno già una composizione autonoma con la sua forza, un ritmo definito e una distribuzione dei pesi. Ma insomma la bellezza del progetto é anche quella, vedere come le due espressioni possono collaborare, influenzarsi a vicenda, disturbarsi, cercarsi, tenersi a distanza e intrecciarsi. Per me é anche nuovo il supporto, quindi probabilmente ci metterò un po’ a conoscerlo. Proviamo a vedere come evolve man man lai 🙂

 

Consiglieresti ad un artista italiano la tua stessa scelta? Oramai se ne parla parecchio dal punto di vista economico, ma pensi che la Cina sia il “Mondo Nuovo” anche da quello artistico?

Si lo consiglierei assolutamente. Per aprirsi a un’estetica diversa, per riflettere su valori che ci sembrano scontati, vedere altri punti di vista. Consiglierei di venire in Cina anche per la velocità con cui si provano, riprovano e concretizzano i progetti. Ogni tanto in Italia sembra si ponderi sulle cose talmente tanto prima di farle che uno desiste prima iniziare. O almeno questo quello che capitava a me, forse é una cosa personale. Comunque qui succede che provi a realizzare i progetti mentre li stai ancora definendo. Questo ogni tanto ne fa soffrire la qualità ma uno impara facendo.

 

I media  raccontano spesso delle pratiche di censura in Cina, puoi raccontarci una tua esperienza di censura, se ne hai?

A ottobre del 2011 quando in tutto il mondo c’erano le manifestazioni del Occupy Movement, un’amica mi ha chiesto di accompagnarla ad attaccare in giro sticker con riferimento alle manifestazioni. Nella nostra beata ingenuità, in un gruppetto abbiamo passato un bellissimo sabato pomeriggio ad andare in giro in bicicletta ed attaccare sticker di qua e di la. La mattina del lunedì quattro poliziotti con la scusa che non avevo aggiornato l’indirizzo di residenza sono venuti a cercarmi al lavoro e mi hanno portato in questura per un interrogatorio che é durato circa 5 ore, un po’ perché la prima ora mi hanno fatto parlare del più e del meno e un po’ perché contemporaneamente stavano interrogando tutti gli altri e volevano rilasciarci tutti assieme. Penso mi abbiano offerto un paio di dozzine di sigarette e svariati litri di tè durante l’interrogatorio. Alla fine ho dovuto firmare un foglio in cui prometto di non andare più in giro ad attaccare “sticker” che possono compromettere “l’armonia” della Cina.

 

Un’ultima domanda: vivi a Shanghai, ma hai amici ad Hong Kong. Cosa ne pensi del movimento in atto in questi giorni? E cosa ne pensano i tuoi amici di Shanghai e di Hong Kong? Noti una differenza tra le opinioni dei ragazzi “continentali” e quelle dei giovani di Hong Kong? In breve, qual è secondo te il livello di comprensione della situazione dell’isola da parte della gioventù cinese?

 

Ho seguito un po’ le proteste di Hong Kong, così come alcuni amici cinesi. In realtà quelli con cui ne ho parlato condividono tutti la richiesta delle proteste di avere elezioni dirette senza che i candidati vengano pre-scremati dalla Cina. Una delle mie più care amiche qui a Shanghai é di Hong Kong ed é andata ad unirsi alle proteste. E’ bello vedere i suoi update via Facebook, un po’ come essere li.

La rivoluzione degli ombrelli, come é stata soprannominata, ha un fascino particolare anche per come sia una protesta educata e allo stesso tempo ferma. Stiamo a vedere come va a finire, se i vari gruppi che sono ancora in strada riescono a resistere ancora per un po’ e a stare come un gruppo coeso con un’unica visione.

 

Grazie ancora ad Ailadi per aver condiviso con noi la sua esperienza ed il suo lavoro. 

 

Be the first to comment on "Intervista ad Ailadi_un’artista italiana in Cina"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*